
Che lavoro fai?
Ho uno studio di comunicazione e design, Le Macchinine, dove mi occupo di immagine coordinata, comunicazione, grafica editoriale e design in particolare per prodotti dedicati all’infanzia.
Necessità, vocazione, occasioni: quanto hanno contato nella scelta del tuo lavoro?
Direi un mix delle tre cose: tutto nasce dalla vocazione di creare e comunicare con le immagini: fisse o in movimento, disegnate, o digitali o materiche che siano, ma poi contano anche gli incontri e le occasioni. E la necessità di imparare molte cose, mettersi alla prova, e ascoltare molte persone con grande esperienza e generosità, che si incontrano durante il cammino.
Hai avuto un Maestro/a?
Diversi: ho avuto la fortuna di collaborare con tantissimi artisti e professionisti, da cui si impara sempre, e anche a distanza di anni!
Che strumenti usi per il tuo lavoro?
Penna e tavoletta grafica, carta e pastelli, illustrator, pennarelli, forbici, acrilico, mazzetta Pantone.
Com’è lo spazio in cui lavori?
E’ grande e luminoso, due stanze del mio appartamento. All’inizio di ogni progetto è molto pulito e ordinato. Pareti spoglie, tavolo libero, libri al loro posto nella libreria. Al termine di un progetto, molto è stravolto e sparso sulla scrivania. Sui muri ci sono decine di prove di stampa.
Hai dei discepoli, allievi, assistenti?
Per il progetto Le Macchinine no, è un progetto ad alto grado di investimento personale… Non me la sentirei proprio di coinvolgere qualcuno, se non totalmente auto-motivato e complementare!
Sei indulgente con i tuoi errori?
Non esattamente…
Quanto conta il giudizio degli altri nel tuo lavoro?
Esporsi e comunicare rende vulnerabili e i giudizi negativi feriscono, ma nel mio lavoro il giudizio non deve contare molto, né positivo né negativo, nel senso che non deve far cambiare strada, nè modificare il progetto. Quello che conta invece è osservare attentamente e imparare da quello che il tuo lavoro produce in chi lo guarda.
In che cosa consiste la creatività nel tuo lavoro?
Non mi è così perfettamente chiaro, comunque quello che sto cercando negli ultimi tempi è molto legato al modo di osservare dei bambini: la ricerca della semplicità, della sintesi nella forma e nel colore, in favore dell’aspetto comunicativo/emotivo.
Cosa c’è sulla tua scrivania in questo momento?
Ci sono campioni di tessuto e di carte, appunti, libri illustrati e non, quaderni, i pezzi di un prototipo di un gioco in cartone.
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